In collaborazione con il Dipartimento Generale di antichità e musei di Damasco, abbiamo organizzato una mostra sul nostro progetto "Urkesh oltre Urkesh".
Questa mostra rappresenta la versione araba di quella che avevamo allestito a Rimini nell'agosto 2018. L'evento di Rimini era stato un successo, e perciò abbiamo deciso di riproporlo anche a Damasco, con l'inaugurazione stabilita nello stesso giorno della riapertura del Museo Nazionale dopo quasi sette anni di chiusura, prevista per il 28 novembre.
L'importanza di questa mostra in particolare deriva dal fatto che siamo stati presenti nel sito di Urkesh e nel villaggio di Tell Mozan durante gli anni della guerra, e siamo stati presenti anche nella riapertura del museo - evento che rappresenta un segno importante all'interno del processo di ripresa che è iniziato in Siria. È una mostra importante anche perché trasmette un messaggio di speranza, e racconta la storia dello straordinario coraggio di rimanere radicati alla propria terra e conservarne i monumenti del passato, per assicurare un futuro migliore.
La mostra
La mostra è suddivisa in diverse sezioni, per accompagnare il visitatore in un viaggio. Ciascuna sezione inizia con una poesia del poeta siriano Adel Mahmoud, che evidenzia il messaggio che vogliamo trasmettere.
L'inizio della mostra definisce il tono dell'interno percorso espositivo. Ci chiediamo: perché? Perché l'archeologia nel mezzo di una guerra feroce?
Noi, come archeologi, siamo provocati da molti fattori. Una delle provocazioni più recenti e inaspettate è stata la lunga guerra che ha imperversato in Siria. Ma per tutto il tempo siamo stati provocati anche da elementi atmosferici, contro i quali abbiamo lottato fin dall'inizio degli scavi.
l'entrata del Museo Nazionale di Damasco |
la prima immagine che accoglie i visitatori alla mostra su Urkesh allestita a Damasco |
Da qui si accede alla seconda sezione della mostra, che presenta le operazioni di conservazione e manutenzione che vengono effettuate quotidianamente sul sito, mostrando le principali attività che hanno riguardato l'Abi (l'ingresso nell'aldilà).
La terza sezione integra la seconda. Gli sforzi che facciamo per garantire la conservazione del sito sarebbero stati incompleti se non fosse stata offerta alcuna interpretazione del sito. Le foto dei turisti (internazionali e locali) che visitano Urkesh rappresenta la migliore riprova dell'efficacia dei nostri progetti di conservazione e presentazione dell'area archeologica.
Sino a questo punto, la mostra illustra gli aspetti del nostro lavoro più legati all'archeologia e alla conservazione, ma il nostro progetto è caratterizzato da un più ampio respiro della nostra disciplina, che si manifesta nei nostri vari progetti con le comunità locali, i quali mirano a uno sviluppo sostenibile a livello culturale ed economico. La quarta sezione della mostra descrive l'idea del parco eco-archeologico, e le attività ad esso collegate che sono state realizzate proprio negli anni della guerra.
1. La campagna di sensibilizzazione, grazie alla quale due dei nostri collaboratori locali hanno visitato i 22 villaggi del parco e hanno presentato il sito archeologico e l'importanza di preservare il paesaggio naturale che lo circonda.
2. L'atelier artigianale delle donne, che producono oggetti tradizionali fatti a mano.
La quinta sezione è particolarmente interessante, perché abbiamo colto l'occasione per mostrare le nostre mostre! Questi eventi, in Europa e in varie città siriane, ci permettono di far conoscere il nostro lavoro ad un pubblico più vasto, non solo allo scopo di offrire una riflessione su come gestire un sito archeologico in un periodo di crisi, ma anche per mostrare una bella immagine, autentica, del territorio siriano e dei suoi abitanti.
Giungiamo alla fine del percorso espositivo con l'ultima sezione, che trasmette un messaggio di speranza. Questa sezione racconta le storie dei vari progetti che abbiamo attivato per le giovani generazioni, portatori di speranza e strumenti di un cambiamento positivo. Da un lato, Urkesh è riuscita a fungere da strumento didattico per i giovani studenti siriani di archeologia, "offrendo" i suoi monumenti ben conservati per lo studio e l'apprendimento delle tecniche topografiche, e dall'altro ha riunito gruppi completamente differenti di bambini e ragazzi provenienti da diverse parti del mondo, che hanno riflettuto insieme sul valore del passato, sulle radici e sul significato della parola "casa". Questo gemellaggio di due scuole medie, una a Qamishli, in Siria, e l'altra a Domodossola, in Italia, ha portato alla luce un altro comune denominatore tra i bambini coinvolti, che è la musica. La suite musicale ispirata da Urkesh e composta dagli studenti italiani, ha spinto gli studenti siriani a prendere i loro strumenti musicali ed eseguire la loro musica sulla scala monumentale di Urkesh. Questo è il potere più profondo dell'archeologia: il potere di un sito archeologico che, se gestito correttamente, unisce le persone e trascende le barriere sociali e politiche.
Il catalogo
Per accompagnare la mostra di Damasco, il catalogo in italiano del Meeting di Rimini è stato interamente tradotto in arabo, e stampato a Damasco (si veda qui per un'edizione digitale in formato .pdf).
La cosa notevole di questo risultato, è che è stato ottenuto in soli 15 giorni, dalla traduzione alla redazione grafica alla stampa, e tutto questo grazie alla collaborazione di varie persone, al fine di rispettare la scadenza.
Il catalogo rappresenta un resoconto dettagliato della mostra, in quanto racconta nei dettagli la storia del nostro lavoro degli ultimi 7 anni a Tell Mozan. Contiene anche le testimonianze dei membri dello staff, dei nostri collaboratori locali e degli amici del progetto, che contribuiscono con le loro riflessioni e il loro sostegno morale.
In un certo senso, questo catalogo assomiglia alla Siria: persone diverse, culture e background diversi, il cui unirsi crea un insieme coerente e bello.
Il giorno dell'inaugurazione
Alla giornata di riapertura del Museo Nazionale hanno partecipato funzionari del governo siriano e rappresentanti diplomatici dei paesi che hanno ancora relazioni diplomatiche con la Siria, oltre ad archeologi di fama mondiale provenienti da tutto il mondo, che hanno lavorato in Siria.
All'evento hanno partecipato anche molte persone entusiaste per la riapertura del Museo.
L'evento è stato presieduto dal Ministro della Cultura.
Riscontri
Continuiamo a ricevere un feedback positivo dalla mostra, soprattutto dai dipendenti del Dipartimento e del Museo che ci dicono costantemente che i visitatori sono molto impressionati da ciò che vedono e leggono, e desiderano saperne di più.
Inizialmente avevamo previsto di esporre la mostra per 3 settimane, ma abbiamo deciso di prolungarla (è ancora aperta in questo momento), su richiesta del Dipartimento Generale delle Antichitè della Siria.